Rapporto tra rata e reddito: cosa succede con la cessione del quinto e un po' di furbizia?

Il rapporto tra rate e reddito può essere gestito molto bene con la cessione del quinto, permettendo di andare oltre i comuni limiti. Ma tutto ha un costo, capiamo cosa dobbiamo aspettarci.

rapporto rata e reddito se c'è una cessione del quintoCome abbiamo ampiamente osservato la rata che ci troviamo a dover pagare ogni mese non deve eccedere il 20% circa del reddito disponibile, così è richiesto da praticamente tutte le finanziarie.
Per chi volesse leggere le motivazioni nel dettaglio può farlo consultando la seguente pagina:
Rapporto tra rata e reddito: che prestito posso permettermi?
Questa volta vediamo invece cosa succede se si ricorre ad una cessione del quinto dello stipendio o della pensione, se cambia qualcosa in questo rapporto così da riuscire ad ottenere prestiti più alti.
Prima di iniziare soffermiamoci un attimo su una osservazione che può sembrare banale, ma che in realtà conferma quanto detto nell'altra pagina, quella appena indicata.
Cedere un quinto dello stipendio significa, in termini percentuali, cedere il 20% del proprio reddito netto.
Ecco che questo valore tanto centrale e a volte tanto limitante torna sempre al centro del discorso.
Tuttavia è molto facile obiettare che, in talune condizioni, è ammissibile fare anche una ulteriore cessione del quinto, ossia il Prestito delega.
In tal caso il limite del 20% viene a cadere, portandosi addirittura sul 40%!
Ma allora tutto quanto abbiamo detto in precedenza non ha alcun senso?

perché è ammissibile allora anche la seconda cessione del quinto, cioè il prestito delega?

La prima cosa da dire è che il prestito delega è uno strumento riservato a pochi debitori:
il rilascio della seconda quota cedibile che serve per avere il finanziamento viene fatta a poche categorie di lavoratori, meno di quelle della cessione.
Se si lavora, ad esempio, per una azienda privata di grandi dimensioni, avere la cessione del quinto è assai probabile, quasi quanto chi lavora nel pubblico.
Se invece il lavoratore di azienda privata va a chiedere un prestito delega ecco che le sue possibilità sono molto minori del lavoratore pubblico.
Allo stesso modo, mentre un pensionato ha facile accesso alla cessione, non avrà altrettanto facile accesso ad un prestito delega.
A voler essere ancor più precisi, ad oggi non conosciamo enti pensionistici che rilascino la seconda quota ai propri assistiti collocati in pensione.
Capito dunque che si può accostare i due prestiti ma che è molto ristretta la platea di destinatari capiamo ora perché è ammesso addirittura un raddoppio dell'esposizione debitoria, che passa dal 20% fino al 40%.
La risposta è presto detta:
la cessione ed anche il prestito delega sono prestiti pignoratizi, ossia sono rimborsati mediante sottrazione alla fonte in busta paga (pignoramento appunto) dell'importo rata / e.
La finanziaria accetta il raddoppio dell'esposizione, che in altri contesti sarebbe un rischio troppo alto da affrontare, proprio perché sa che non dipende dalla volontà, e nemmeno dalla situazione economica in cui il debitore verrà a trovarsi in futuro, il pagamento preciso e puntuale delle rate.

Ma chi non può fare la delega può comunque chiedere dopo un secondo prestito?

Per rispondere a questa domanda facciamo un semplice esempio:
un lavoratore con cessione del quinto in corso, che ha una rata di 200 euro a fronte dunque di 1.000 euro di stipendio, va in finanziaria a chiedere un secondo prestito, anche piuttosto piccolo, magari 1.500 euro da restituire a 50 euro al mese.
Cosa accadrà, quasi certamente?
Che la finanziaria negherà il prestito perché l'impegno attuale del richiedente è pari al 20%, per effetto della cessione, e se si aggiungesse la seconda rata si passerebbe a 250 euro, che eccede il 20% attestandosi al 25%.
Per chi vuole approfondire proprio questo tema del sommarsi delle rate nel calcolo della ammissibilità di un ulteriore prestiti può leggere:
Rapporto tra rata e reddito: e se pago già altre rate mensili?
Ma facciamo un attimo il discorso invertendo, nel tempo, i due prestiti:
il nostro lavoratore con stipendio di 1.000 euro va in finanziaria perché a bisogno di 1.500 euro e li vorrebbe restituire a 50 euro al mese.
La finanziaria erogherà tranquillamente, in quanto i 50 euro di rata rappresentano solo il 5% del Suo reddito complessivo, quindi il fattore di rischio legato a ritardi od omissioni di pagamento è molto basso.
Solo dopo aver ottenuto il prestito il lavoratore andrà nuovamente in finanziaria (meglio non la stessa...) a chiedere un prestito con cessione del quinto dello stipendio e rata pari a tutta la quota cedibile, ossia il 20% di 1.000 euro, 200 euro.
La nuova finanziaria sarà ben felice di erogare il prestito, anche se sa che c'è già un'altra rata in essere di 50.
Sarà ben felice perché se anche il debitore, con due rate, andrà in difficoltà a raggiungere la fine del mese, la propria rata, quella della cessione, sarà sempre e comunque pagata!
Questo escamotage consente dunque di oltrepassare il 20% anche se non si ha a disposizione la possibilità di ricorrere al prestito delega, ed è basata esclusivamente sulla tempistica: prima il prestito personale basato sulla firma e basta e, solo dopo, la cessione.

Considerazioni: pregi e difetti dell'escamotage della tempistica per il secondo prestito

Quale considerazione c'è da fare ora che conosciamo questo modo di agire che ci apre ad un maggior livello di finanziamento e di indebitamento?
Il lato positivo della cosa è che si possono raggiungere livelli di capitale molto elevato:
se si fa cessione e delega si possono avere due decennali, con netti ricavo dunque molto consistenti.
Se si fa l'escamotage prestito personale più cessione, siccome il primo non potrà in realtà essere decennale, si arriva ad importi magari più bassi ma comuque considerevoli.
Per chi fosse interessato ad una stima si può utilizzare lo strumento di calcolo alla seguente pagina:
Calcolo importo massimo ottenibile in prestito.
Sebbene ognuno di noi abbia un diverso rapporto con il denaro è evidente che se si guadagna un stipendio medio alto forse l'esposizione complessiva non sarebbe nemmeno troppo gravosa:
se disponiamo di uno stipendio di 2.500 euro e vogliamo indebitarci con i due strumenti disponibili, ecco che avremmo un totale rata pari al 40%, ossia 1.000 euro.
Certo, rinunciare a 1.000 euro ogni mese non è per niente facile, ma la parte restante, 1.500 euro, è tutto sommato ancora l'equivalente di uno stipendio medio.
Vediamo adesso i lati negativi, partendo proprio dall'ultima considerazione fatta:
supponiamo che lo stipendio di partenza non sia 2.500 euro, ma 1.600 euro.
Facendo i due prestiti si avrebbe un esborso mensile di 640, con un residuo di 960 euro.
Come si vede, rispetto al precedente esempio, il residuo non è più l'equivalente di uno stipendio medio, ma di uno medio-basso.
Ora, considerate le durate importanti di questi prestiti, si dovrà essere certi (o essere veramente costretti) di volersi indebitare così pesantemente e trovandosi con uno stipendio netto così ridotto magari per dieci anni!
E c'è una seconda considerazione da fare attentamente, sempre in rapporto a questa durata così ampia della condizione di indebitamento:
avendo impiegato una così grande fetta del proprio stipendio se si avesse bisogno, per qualsiasi evenienza, di ancora credito le porte di tutte le banche e finanziarie sarebbero chiuse, nel migliore dei casi per almeno i primi quattro anni dal momento della stipula dei contratti di finanziamento.
Quindi, in estrema sintesi, bisogna ponderare bene tutto il quadro, analizzando se i benefici superano realmente i costi di tutta l'operazione.

Pubblicato da: Andrea De Magistris - Aggiornato il 24-02-2022

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